Saltrio (I)
Il Comune di Saltrio è un comune di ridotta dimensione, avendo una estensione di Ha 347,03. Le quote variano dai 460 m/slm ai 1015 m/slm del Monte Pravello; il territorio è per il 30% pianeggiante, per il 20% di modesta pendenza, per il resto decisamente montagnoso. Saltrio confina a nord con il Comune di Besano, ad est con la Svizzera, a sud con il Comune di Clivio ed a ovest con il Comune di Viggiù.
L'abitato antico, diviso in due nuclei principali, si sviluppa intorno alla quota media di 525 metri sul livello del mare. Il sottosuolo relativo alla parte montagnosa è roccioso. Numerose furono le cave ormai esaurite per estrarre una pregiata pietra da tagli, la "Pietra di Saltrio", assai usata nel Varesotto e nel Milanese - pare sino all'età romana - per l'edilizia; è ancora attiva una cava ove la roccia è frantumata per formazione di pietrisco
Il resto del suolo è alluvionale; il terreno ricco di trovanti è del tipo che si suole definire "terra forte" e quindi idoneo alla costruzione salvo che in limitate zone assai ripide e quindi franose site in corrispondenza alle sponde dei piccoli corsi d'acqua. I più importanti sono: Rio Valmegia - Rio Lavazée - Rio Ripiantino.
Gli autori di toponomastica fanno derivare il nome di Saltrio dal latino "saltus" col significato di "bosco" definendolo quindi come "paese tra i boschi".
Mancano di Saltrio notizie storiche di qualche rilievo anche se la zona è comunque interessata da insediamenti di sicura antichità come dimostrano i molti ritrovamenti di epoca romana a Stabio, Ligornetto, Clivio, Viggiù, Arcisate (molte lapidi, monete, ecc.). Saltrio in particolare deve avere avuto una certa importanza per le sue cave di pietra, dato che la pietra di Saltrio si ritrova già usata nel rivestimento delle mura romane di Milano (datate circa al 32 - 27 a.C.).
E' una pietra calcare dal bell'aspetto grigio cenere, grana compatta. Il suo impiego perdura per tutto il medioevo, anche in luoghi lontani, come nel Chiostro di Piona (sul Lago di Como), alla Certosa di Pavia - ove la pietra dominante è tuttavia quella d'Angera, nel Duomo di Lugano, sino ad alcuni impieghi moderni nel cimitero di Staglieno a Genova ed al Monumentale a Milano.
Nel medio evo il paese gravitava sulla ricca pianura del Mendrisiotto, ove prendeva man mano importanza quella che sarà la "Strada d'Europa" collegante Milano con Chiasso, Lugano, il Gottardo, Lucerna, Basilea, Zurigo e la Renania. E' la strada che seguono nel XV - XVI sec. le armate mercenarie svizzere al servizio dei signori italiani; le stesse armate che, sfruttando la superiorità del momento, conquisteranno in varie riprese le terre dell'attuale Canton Ticino, sottoponendole ai Cantoni primitivi e poi via via agli altri Cantoni d'Oltralpe.
Quello che diventerà il confine tra le due nazioni si attesta al limite attuale nel 1526, quando anche la Pieve di Balerna viene riconosciuta agli Svizzeri; Saltrio e Clivio rimangono con il Ducato di Milano e quindi con l'Italia.
Questa è stata quindi terra di scalpellini e scultori la cui crescita fu certamente favorita dalla ricchezza di pietra da taglio (Cave di Arzo e di Viggiù oltre che di Saltrio) ma anche da quel clima culturale da cui trassero origine, se non i primitivi "maestri comacini", le ininterrotte schiere di artisti che dai "maestri campionesi" in poi percorsero tutta l'Italia e molti paesi esteri (la Spagna, la Germania, la Cecoslovacchia, la Polonia, la Russia, Costantinopoli, ecc.).
Diaspora innumerevole, partita dal territorio dei laghi Lombardi e che si onora di nomi famosi: Adamo d'Arogno, il Borromini da Bissone, i Fontana da Melide, il Maderno da Capolago, il Longhena da Maroggia, forse anche Benedetto Antelami della Vall'Intelvi e, nel nostro intorno più ristretto, Martino Longhi il Vecchio da Viggiù ed i suoi discendenti romani sino ai moderni Vela da Ligornetto, E. Butti da Viggiù e, appunto da Saltrio, Pompeo Marchesi (1789 - 1858).