Storia della ricerca paleontologica
I pionieri
Il geologo Giulio Curioni, tra i fondatori della Società Italiana di Scienze Naturali, fu il primo a metà Ottocento ad accennare alla presenza di pesci fossili negli scisti bituminosi di Besano sul versante italiano della montagna, quando a quei sedimenti rocciosi si stavano interessando i tecnici incaricati di provvedere all'illuminazione di Milano.
Gli anni 20-30: la scuola di Zurigo
All’inizio del Novecento iniziarono a emergere i primi reperti anche sul versante svizzero, grazie all’attività industriale della Società Anonima Miniere Scisti bituminosi di Meride e Besano entrata in esercizio nel 1907. Dalla roccia, attraverso un complesso procedimento di distillazione a secco e successiva solfonazione, veniva ricavata una pomata, il «Saurolo», usata in medicina quale antisettico.
Il periodo postbellico
Dopo una pausa legata agli eventi bellici, nel 1950 le ricerche ripresero in territorio svizzero sotto la direzione di Emil Kuhn-Schnyder, allievo e successore di Peyer. Le nuove campagne di scavo, cui partecipò anche l'Istituto geologico-paleontologico dell'Università di Basilea (Louis Vonderschmitt), si protrassero fino al 1968 in località Mirigioli, tra il Serpiano e la vetta.
Le indagini recenti
Dal 2006, in seguito al mutato quadro giuridico e all’inserimento del Monte San Giorgio nella Lista del Patrimonio mondiale dell’UNESCO, il Museo cantonale di storia naturale ha attivato nuovi fronti di scavo, assumendo in proprio il coordinamento dell’attività di ricerca sul lato svizzero del monte. Sotto la guida di Rudolf Stockar, nuove campagne sono state condotte negli strati di Cassina, nella Kalkschieferzone e negli strati di Sceltrich, un affioramento fossilifero del Calcare di Meride mai studiato in precedenza.